Chirurgia Implantare

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  • Pubblicato: Giovedì, 09 Agosto 2018 17:48
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L’implantologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della sostituzione dei denti naturali mancanti mediante impianti sui quali vengono inseriti i nuovi denti artificiali. Quando si inseriscono nell’osso impianti in titanio puro, l’osso cresce a diretto contatto con la superficie implantare. Questo fenomeno prende il nome di osteointegrazione e permette agli impianti di diventare parte integrante del corpo, come lo sono le radici dei denti naturali. L’implantologia è uscita dalla “fase pionieristica” ed è diventata una branca ufficiale dell’odontostomatologia agli inizi degli anni ‘80 negli Stati Uniti ed intorno al 1985-1986 in Italia. Per approfondire l’argomento, leggi di seguito le domande frequenti

 
L’implantologia è uscita dalla “fase pionieristica” ed è diventata una branca ufficiale dell’odontostomatologia agli inizi degli anni ‘80 negli Stati Uniti ed intorno al 1985-1986 in Italia. L”ufficializzazione” è avvenuta solo quando la prestigiosa Scuola Svedese del Prof. P.I. Branemark ha presentato al mondo scientifico internazionale le ricerche cliniche su paziente che dimostravano in modo inconfutabile che gli impianti sono un trattamento con una altissima percentuale di successo, superiore al 95% dopo 10 anni. La nostra esperienza clinica che risale al 1986 conferma questi dati. L’implantologia è attualmente insegnata in tutte le più prestigiose università straniere ed italiane. Negli ultimi anni sono nate accademie professionali che organizzano congressi e corsi per diffondere la “moderna implantologia” a livello nazionale ed internazionale. L’Italia ha compiuto passi da gigante negli ultimi 15 anni, uniformandosi ai paesi “più evoluti” in campo medico-chirurgico, fino a far valere la sua voce in congressi internazionali.
Gli impianti dentali sono radici artificiali in titanio che vengono posizionate nell’osso mascellare o mandibolare per sostituire le radici degli elementi mancanti.
)Certamente, anche perché, a partire dal 13 giugno 1998, la legge italiana vieta la commercializzazione di tutti i presidi medico-chirurgici, quindi anche gli impianti dentali, non conformi agli standard di qualità stabiliti dalla Comunità Europea a tutela dei pazienti e dei chirurghi implantari..
Nel caso della sostituzione di uno o pochi elementi dentali, i principali vantaggi rispetto ad un ponte tradizionale sono: il mantenimento dell’integrità dei denti adiacenti alla zona edentula, evitando di protesizzare ed eventualmente devitalizzare denti sani; il mantenimento dell’osso alveolare in corrispondenza degli elementi sostituiti da impianti, che andrebbe altrimenti incontro a riassorbimento. L’impianto, infatti, stimola e preserva l’osso come la radice del dente naturale. Nel caso di riabilitazioni più estese, i principali vantaggi della protesi su impianti rispetto ad una protesi mobile parziale o totale sono: il ripristino della capacità masticatoria, che diventa uguale a quella dei denti naturali, con conseguenti benefici nutrizionali e digestivi. Potersi alimentare in modo adeguato è molto importante a tutte le età, ma soprattutto nei pazienti “non più giovani”; il mantenimento delle normali funzioni muscolari facciali, con recupero di un aspetto più giovanile e naturale del viso; l’arresto del processo di riassorbimento dell’osso mandibolare o mascellare conseguente alla perdita dei denti naturali ed all’eventuale uso di protesi mobili; l’assenza di infiammazione gengivale e di dolore correlato all’instabilità di protesi non adeguate; maggiore sicurezza nel parlare e nel sorridere. I vantaggi a cui andrete incontro vi permetteranno di migliorare la qualità di vita, l’aspetto estetico ed in senso lato la vostra salute generale.
È nell’interesse del paziente seguire scrupolosamente la tabella dei richiami fissata dal clinico e fornire notizie di eventuali cambiamenti dello stato di salute generale. Con un impegno medio di 3-4 controlli annuali, e mantenendo una costante e corretta igiene domiciliare si preservano a lungo sia gli impianti che i manufatti protesici.
In questa categoria possono essere inclusi: i giovani che hanno concluso la fase di crescita, di solito 16 anni per le femmine e 18 anni per i maschi, a cui mancano (non sono erotti perché non è presente il germe dentario) alcuni denti permanenti. Pazienti che in seguito a trauma, hanno perso alcuni denti, nell’ambito di una dentatura sana. Pazienti che hanno già eseguito in passato riabilitazioni orali estese con ponti fissi che necessitano di rifacimento, i cui pilastri (denti su cui si appoggia la protesi) non danno garanzie di durata. Pazienti portatori di protesi rimovibili parziali (scheletrati) o totali (dentiere complete) che per ragioni funzionali, estetiche o psicologiche necessitano di una protesi fissa. Non ci sono limiti di età tuttavia si deve valutare per ogni caso clinico la reale condizione psico-fisico.
Ogni singolo paziente deve essere esaminato attentamente, in quanto devono esistere delle condizioni ben precise che consentano di utilizzare questo tipo di trattamento. Un’altra condizione basilare è che il paziente non sia affetto da parodontopatia in fase attiva (comunemente conosciuta come “piorrea”). Una diagnosi attenta ed un’adeguata terapia parodontale permetterà di sottoporre ad interventi di implantologia anche questa fascia di pazienti. Un altro fattore importante da considerare è il fumo. Recentemente sono state pubblicate ricerche cliniche che dimostrano come il fumo abbia un effetto negativo a livello parodontale ed implantare. I pazienti che fumano più di 10 sigarette al giorno devono essere valutati con molta prudenza. Un’altra condizione rilevante è che il paziente non sia affetto da patologie sistemiche non controllate farmacologicamente (malattie che coinvolgono tutto l’organismo quali il diabete, malattie del sangue etc.). Tali malattie possono essere diagnosticate prima dell’intervento attraverso un’attenta anamnesi (storia clinica del paziente), analisi ematochimiche (esami del sangue) e strumentali (radiografie, etc.). Infine, si ritiene idoneo all’implantologia esclusivamente il paziente in grado di mantenere una scrupolosa igiene orale domiciliare e osservare i controlli periodici stabiliti. La nostra Struttura Sanitaria vi fornirà le più moderne istruzioni di igiene orale ed un utile opuscolo informativo. Intervento di implantologia: cosa un paziente deve sapere.
Sì, grazie all’utilizzo di membrane ed innesti d’osso autologo (del paziente stesso) o di altri materiali biocompatibili. Ad esempio nell’arcata superiore la presenza del seno mascellare, una cavità posta sopra la regione molare, può in alcuni casi impedire il posizionamento di impianti. E’ possibile riempire parzialmente la cavità con un innesto osseo e quindi procedere all’inserimento degli impianti. In alcuni casi gli impianti vengono posizionati contestualmente all’innesto
No. Nella maggioranza dei casi l’intervento può essere eseguito in anestesia locale. Al paziente viene praticata una blanda sedazione per ridurre il livello d’ansia ed aumentare il suo stato di comfort. La sala operativa viene adeguatamente preparata per poter eseguire un intervento di chirurgia orale. Si utilizzano inoltre particolari apparecchiature che ci permettono di verificare il livello di comfort del paziente durante tutto l’intervento. Nei casi più complessi è consigliabile operare in una struttura più specializzata, in sala operatoria con l’ausilio dell’anestesista. In caso di ricovero ospedaliere di solito è richiesta la degenza di una notte. In alcuni casi il paziente può essere dimesso il giorno stesso dell’intervento (interventi in Day-Hospital).
No. Se l’intervento è ambulatoriale, si opera in anestesia locale utilizzando anestetici appositamente sviluppati per la chirurgia orale. Tali anestetici sono molto efficaci e producono una profonda anestesia. Il paziente non avverte alcun dolore. Terminata la fase chirurgica verranno prescritti farmaci analgesici-antinfiammatori in grado di controllare efficacemente l’eventuale insorgenza del dolore post-operatorio..
Il passaggio dall’intervento chirurgico all’inserimento della protesi si articola in due o tre fasi, a seconda del caso clinico: fase 1; gli impianti in titanio vengono inseriti nell’osso mediante un intervento chirurgico; segue un tempo di attesa variabile che può andare dai 2 ai 9 mesi per permettere all’impianto di osteointegrarsi; fase 2; al termine del periodo di osteointegrazione con un piccolo intervento eseguito in anestesia locale, all’estremità dell’impianto viene applicato un pilastro di guarigione, che affiora alla superficie della gengiva; fase 3; avvenuta la guarigione della gengiva attorno al pilastro, si procede all’esecuzione del manufatto protesico (cioè del dente artificiale) ed alla sua fissazione all’impianto. In alcuni casi clinici, la prima fase prevede il posizionamento dell’impianto e la connessione del pilastro di guarigione in un unico momento operatorio, per cui dopo l’osteointegrazione si procede direttamente alla fase protesica. Il chirurgo dopo la fase diagnostica illustrerà quale tipo di operatività (una/due fasi) sarà più adatta alla vostra situazione orale. In alcuni casi selezionati è possibile posizionare la protesi fissa provvisoria nella stessa seduta o definitiva qualche giorno dopo al fase chirurgica. Questa metodica si definisce “carico immediato”.
Il numero di impianti dipende dal numero di elementi dentali mancanti; ad eccezione delle riabilitazioni totali (paziente senza alcun dente inferiormente o superiormente), di norma si posiziona un impianto per ciascun dente mancante, talvolta due impianti per dente (ad esempio nel caso dei molari, che hanno due radici). Quando si posizionano due o più impianti, l’uno accanto all’altro, di solito le corone sono saldate fra di loro, per meglio resistere alle forze della masticazione..
Quasi tutti i pazienti provano ansia e agitazione prima di un intervento chirurgico e non vi dovete sentire imbarazzati se questo è il vostro caso. Al fine di ridurre questo stato ansioso la sera prima vi verrà prescritto un sonnifero per poter riposare tutta la notte, la mattina dell’intervento vi verrà praticata una sedazione a base di tranquillanti da assumere direttamente in studio 40 minuti prima dell’intervento che calmerà la vostra “normalissima” agitazione. In pazienti particolarmente ansiosi o per interventi importanti, sarà richiesto, con il vostro consenso, l’intervento di un anestesista che vi praticherà una sedazione cosciente che ha lo scopo di aumentare ulteriormente il vostro confort e nel tempo stesso si prenderà cura di voi durante l’intervento chirurgico. L’anestesista è a vostra disposizione per ulteriori chiarimenti su questo tipo di sedazione ampiamente diffusa e utilizzata di routine negli Stati Uniti. Infine è possibile ricorrere all’anestesia generale in ambiente protetto (case di cura o ospedali) per interventi complessi o in caso di pazienti fobici che non possono essere trattati ambulatorialmente in anestesia locale. Per cui non preoccupatevi ci sono tre diversi livelli di trattamento per ridurre la vostra ansia e paura, fattori assolutamente normali e comuni a tutti i pazienti. Insieme sceglieremo il vostro “livello di sedazione personalizzato”.
I rischi e le complicanze, dal punto di vista generale, sono paragonabili ad un comune trattamento chirurgico odontoiatrico se il paziente è in buona salute. Se durante la fase diagnostica emergono dati clinici che necessitano di approfondimento, si richiederà la collaborazione di altri specialisti. I rischi e le complicanze locali sono assai ridotte effettuando una diagnosi precisa ed utilizzando immagini radiografiche quali la TC (Tomografia Computerizzata). Tuttavia, operando in vicinanza di terminazioni nervose, può talvolta persistere per qualche settimana, al massimo qualche mese, un leggero senso di formicolio. Questa evenienza è rara e in alcuni casi può essere permanente. Tuttavia si verifica più frequentemente quando si opera a livello della mandibola ed è insita nella tecnica chirurgica. In pazienti anziani è più frequente il formarsi di ematomi. Il gonfiore non deve destare preoccupazione: tale evenienza non può essere considerata una complicanza ma un fattore del normale decorso post-operatorio. La terapia farmacologica con antinfiammatori limiterà il gonfiore. Per ogni singola zona operata, saranno fornite tutte le informazioni sui possibili rischi e le complicanze specifiche..
Le complicanze delle protesi supportate da impianti osteointegrati sono rare. Tuttavia si possono verificare negli anni alcuni inconvenienti di carattere infiammatorio o meccanico: in caso di non adeguata attuazione delle necessarie manovre domiciliari di igiene orale o inosservanza dei controlli periodici stabiliti, gli impianti, come i denti naturali, possono andare incontro a fenomeni di infiammazione causati dalla placca batterica e dal tartaro. Le infezioni batteriche (periimplantiti) non trattate possono progredire fino alla perdita dell’impianto. Al minimo fastidio o dolore, il paziente deve richiedere immediatamente una visita di controllo. Casi iniziali di periimplantiti sono facili da curare! le protesi dentali definitive vengono generalmente fissate agli impianti mediante viti o cementi particolari. Con la prolungata funzione e l’usura, le viti di fissazione delle protesi possono svitarsi o fratturarsi. Il cemento con il tempo può perdere la sua funzione di ritenzione. In tal caso, la protesi comincia ad avere una certa mobilità, ed anche in assenza di dolore o fastidio la protesi deve essere immediatamente riavvitata o ricementata, per evitare danni agli impianti e fratture delle viti di fissazione. Anche in questo caso è molto importante, quindi, che il paziente richieda immediatamente una visita di controllo presso lo Studio..
No, perché il titanio è un materiale assolutamente biocompatibile, in quanto del tutto inerte dal punto di vista biologico. Esiste, invece, la possibilità di “fallimento implantare”, che può verificarsi immediatamente oppure a medio-lungo termine. Il fallimento immediato (mancata osteointegrazione dell’impianto prima della fase protesica) è un’evenienza estremamente rara (dalla nostra esperienza e dai dati pubblicati in letteratura gli insuccessi immediati rappresentano il 2% – 3% dei casi). Nel caso di riabilitazioni estese o di protesi fisse di più denti su impianti, in fase di programmazione chirurgico-implantare, la progettazione prevede un numero di impianti che consente di avere un “margine di sicurezza” su cui contare in caso di insuccesso. Il fallimento a medio-lungo termine può essere invece causato da un non corretto mantenimento dell’impianto. E’ fondamentale che il paziente si sottoponga a controlli periodici e che curi scrupolosamente la propria igiene orale. Durante la fase di mantenimento parodontale ed implantare che si articola in 3-4 richiami nell’arco dell’anno, il paziente oltre alle normali procedure di igiene professionale sarà sottoposto ad uno scrupoloso controllo clinico degli impianti ed una volta all’anno ad un controllo radiografico..
Il danno biologico residuo nel caso di un fallimento implantare con i moderni impianti è inesistente. La perdita dell’impianto è paragonabile all’estrazione di un dente monoradicolato (ad es. un incisivo), e non pregiudica la possibilità di posizionare un altro impianto immediatamente o dopo guarigione avvenuta (dopo 2-3 mesi).
Sì, esiste un’indagine strumentale non invasiva assolutamente indolore; collegando un trasduttore all’impianto sul display si può leggere il livello di osteintegrazione dello stesso. Queste informazioni permettono di sapere quando si potrà caricare l’impianto in funzione delle condizioni ossee di partenza..
Quando un impianto si è integrato con l’osso non c’è limite alla sua durata, purché il paziente mantenga una scrupolosa igiene domiciliare e si sottoponga a controlli periodici e la riabilitazione sia eseguita nel rispetto di corretti parametri tecnici.
Sì, tutte le protesi su impianti sono fissate agli impianti stessi mediante viti o cementi particolari e possono essere rimosse dal protesista qualora se ne rilevi la necessità. Il paziente non può rimuoverle, e a tutti gli effetti appaiono e funzionano come denti naturali..
I manufatti protesici su impianti presentano una sopravvivenza paragonabile alle protesi sui denti naturali. Dopo un certo periodo di utilizzo, le protesi necessitano di essere rifatte. Questo dipende dal tipo di materiale con cui è costruita la protesi e dalla condizione clinica di ogni singolo paziente. Il protesista potrà fornire una “aspettativa media personalizzata”, delle vostre protesi che possiamo stimare in media intorno ai 10 anni..
Le soluzioni alternative agli impianti osteointegrati comprendono: Nessun trattamento. Tuttavia, in alcuni casi la perdita di anche un solo elemento dentario, può causare problemi estetici e funzionali con conseguente squilibrio a livello dell’apparato masticatorio. Protesi totali. In molti casi, in modo particolare a livello della mandibola, la stabilità delle protesi totali è insufficiente a causa dell’atrofia della cresta alveolare edentula (dell’osso dove mancano i denti). Le protesi totali, inoltre, trasmettendo il carico masticatorio direttamente sulle creste edentule provocano un lento e progressivo riassorbimento dell’osso. Tale riassorbimento può, a lungo termine, rendere più difficoltoso il trattamento mediante impianti osteointegrati. Protesi parziali rimovibili ancorate ai denti residui (scheletrati). Gli scheletrati, inevitabilmente, trasmettono un ulteriore carico ai denti naturali residui ai quali si ancorano. Inoltre, come le protesi totali, trasmettono direttamente il carico masticatorio alle selle edentule (zone dove mancano i denti) accelerandone l’atrofia.Ponti fissi. In caso di perdita di un singolo elemento con denti vicini sani, il trattamento con un impianto, che supporta il dente mancante al posto del tradizionale ponte a tre elementi, permette di evitare la preparazione protesica dei due elementi dentari sani contigui. In caso di perdita di più denti, bisogna valutare caso per caso vari fattori e questo può essere fatto solo attraverso una visita clinica approfondita. .
Se l'implantologia è cara la prevenzione riduce i costi.